Scrivo a Erinni tra una telefonata e l’altra. Un sms frettoloso in risposta ad un suo messaggio di poco prima. Le dico che sono felice per lei, per quello che di bello le sta capitando. Mi fermo per un secondo, rifletto.
Il telefono squilla, ma chi mi cerca può richiamare. Un pensiero affiora all’improvviso “Forse non ci sentiamo più tutti i giorni come un tempo – scrivo - forse non sono più capace di trasmetterti tutto l’affetto che provo per te come lo ero qualche anno fa; ma credimi, amica mia, sono tanto, tanto felice…..”
Viene tutto a galla in un secondo, in un attimo appena.
Ed è la verità. Rotonda e luccicante come solo la verità sa essere. Schiaccio invia e il messaggio è consegnato all’etere.
Rispondo al telefono, ormai non posso farne a meno, e dopo pochissimo, il tempo di un palpito di ali, il mio telefonino trilla sul tavolo.
“…e sì, mi manchi. mi manchi parecchio.” Risponde lei.
Eccola li. E’ ancora lei. E’ ancora la stessa persona che ho conosciuto cinque anni fa quando entrambe eravamo alla ricerca di una seconda gravidanza (che per me non è mai arrivata), è ancora lei, quella che ti sorprende, ti stupisce con il suo acume, la sua intelligenza, la sua sensibilità; ti spiazza con le sue battute, ti tramortisce con il suo buonumore, ti comunica tristezza quando non è in vena. Quella che non conosce mezze misure, o bianco o nero, o luce o tenebre; quella che non ha il grigio nella sua tavolozza; quella che è capace di dare un verso alle tue giornate, di cambiarti l’umore, di farti sorridere o riflettere; quella che telefona da quei posti lontanissimi del nord, che per noi terroni sotto la linea del Piave equivalgono alla Scandinavia, e ti parla, con il suo accento straniero e musicale, e ti racconta dei mostri e dei suoi esperimenti in cucina, della sua vita incasinata e pienissima, dei suoi amici e dei suoi amori; e quasi ti sembra di vederla, in bici, nei viali della sua brumosa città, con l’ispida capigliatura al vento ed il sorriso sulle labbra.
Quella che non hai mai visto, in realtà, giusto in fotografia, che non hai mai abbracciato se non con il pensiero, perché la rete è fatta così, conosci gente cui vuoi un gran bene e che conosce tutto di te ma che non sai esattamente che taglia indossi, o se abbia la rughe quando sorride (hai le rughe erinni? Spero proprio di si, ragazza, qualcosa di brutto dovrà pur esserti toccato in sorte, per la miseria!). Quella per cui a volte sei stata in ansia, quella che ultimamente ti fa stare bene con i suoi racconti di serenità ritrovata. Sto bene anch’io, amica mia, se stai bene tu. E sono felice della tua felicità. Anche se a volte manca il tempo per le mail o per i messaggini che invece ci mandavamo tutti i giorni. Io, e anche tu.
Ma che importa. Io ti penso, ti immagino nella tua città e tu (spero) sul mio colle indomito e lontano, l’una e l’altra con in mano il telefono o davanti allo schermo di un pc, il tramite di un’amicizia che per me ha un valore, che ha sempre avuto un valore. Ti abbraccio, amica mia, in un abbraccio virtuale, consegnandolo alla blogsfera perché ti venga recapitato prestissimo, in un battito di ciglia, in un palpito di ali. Aspetto ancora di vederti in carne e ossa, con il sorriso sulle labbra, con l’ispida capigliatura così simile alla mia….(sarà per questo, per questa singolare somiglianza, che ti voglio bene come ad una sorella?)
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mi hai fatto piangere. antipatica!
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