10/11/1987 - 10/11/2009

Fino a qualche anno fa questa pagina sarebbe stata diversa. Non ci sarebbe stato azzurro, né giallo, né uccellini colorati né nuvole vaporose. Avrebbero dominato i colori opachi della terra, e anche il rosso, che mi fa pensare tanto alla gioia quanto alla disperazione, a quel confuso dibattersi tra incredulità e senso di vertigine che conoscono tutti coloro che hanno avuto a che fare con la morte. Qualche anno dopo l’epoca dei colori terrosi e del rosso violento, questa pagina sarebbe stata completamente bianca come un lenzuolo di bucato, via le macchie, le lacrime, la polvere, solo una pagina bianca ancora tutta da riempire, che senti di poter scrivere perché hai la certezza di aver ormai oltrepassato quell’invisibile linea che segna il confine tra il dolore e l’assuefazione al dolore; quando sai di aver attraversato un ponte dell’esistenza, un filo teso tra il passato e le possibilità del futuro.
Oggi questa pagina è finalmente colorata. Vi sorride un bel sole dalle guance sane e rotonde, c’è un cielo azzurro, popolato di nuvole che starebbero bene in un cielo limpido di primavera. E ci sono ritagli di carta colorata, e animali di feltro. C’è una serenità che non c’era – non avrebbe potuto esserci – fino a qualche anno fa. C’è tutto il mio percorso di ventenne alla prese con una cosa enorme come la morte di un padre amatissimo, e le migliaia di giorni che mi separano da quell’attimo in cui ho perso tutto, salvando una cosa soltanto. La certezza che, alla faccia della morte, lui sarebbe stato sempre dentro ai miei pensieri, e che il tempo alla fine avrebbe fatto il suo sporco lavoro, trasformando le lacrime nello zucchero del ricordo.