lunedì 27 settembre 2010

Quando gli oggetti parlano

Ero da tempo alla ricerca di una sedia vecchia. Poco importa se malconcia, dipinta, sbollata, sverniciata. Basta sia vecchia, poi ci penso io. Pregusto un pomeriggio di settembre, sul mio minuscolo terrazzino, le finestre ancora aperte, la porta del soggiorno socchiusa e Puzzola che guarda la TV. Carta vetrata, un pò di polvere, l'aria frizzante quando il sole gira l'angolo del palazzo e la luce abbandona lo stretto rettangolo del pavimento. L'odore della cera, il fruscio della carta che leviga il legno, qualche brivido di freddo.
Me la trova lei, la sedia. Mia mamma, donna di grandi e misteriose risorse.
Nè bella nè brutta. L'aria di una che ne deve aver passate tante, vernice che si sfoglia al solo sfiorarla. Ma è molto simile alla sedia che avevo in mente, e quindi la prendo.
Dopo mezz'ora, sotto la carta vetrata appare un bel color biondo miele, che è esattamente l'effetto che desideravo. La patina del tempo viene via senza fatica, come se il legno non aspettasse altro che di essere riportato al suo colore naturale, a questa bella tinta dorata che credo starà a meraviglia nel posto in cui penso di metterla, una volta sistemata. Solo le gambe, nel punto in cui si saldano al sedile, sono difficili da grattare. Volto la sedia. La capovolgo sul pavimento, sulle pagine dei vecchi quotidiani che ho steso per riparare il grosso della polvere. Guardo meglio sotto il sedile. C'è una targetta metallica, un pò annerita, e un numero stampato con l'inchiostro, con un timbro che mi ricorda vagamente le scritte sui sacchi di yuta del caffè.
C'è il nome di una scuola. Una scuola della mia città. Immagino ragazzi, e cartelle, e compiti in classe, aereoplanini di carta, fogli di merende, gesso e lavagne. Le grida di un professore, lo schiamazzo degli studenti nei corridoi quando suona la campanella. La sedia di una scuola. Adesso mi spiego anche quella macchia sulla spalliera. Inchiostro, certo, ora non c'è dubbio.
Neanche una scuola a caso, no, ma la scuola che ha frequentato il mio babbo, millemila (cinquanta? forse sessanta?) anni fa..... La sedia mi sorride, burlona. Mi strizza l'occhio, mi dice che sono stata fortunata a trovarla, grazie alla mia mamma, chè una sedia così mica si trova, anche se un pò malconcia, anche se le crepe ci sono, e quei brutti chiodi sotto le gambe andranno tolti per forza, perchè il parquet l'ho appena riverniciato. La sedia di una scuola. L'olio la sfiora appena, perchè voglio che resti così. Più spoglia possibile, come levigata e sbiancata dalla sabbia e dal mare. Asciuga in un attimo. Perfetta. Piena di imperfezioni, graffi e macchioline di inchostro. Ma perfetta per me, e per la nuova scrivania di Puzzola...


10 commenti:

  1. Quando troviamo ciò che abita i nostri sogni e lo realizziamo come dettano i nostri desideri... che soddisfazione! :D

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  2. ti capisco benissimo e penso che Puzzola, su quella sedia, ci si troverà a suo agio...
    baci

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  3. Seeeeeeeeeeeeeeeeedia! Da quanto non ne dipingo una, uff. Beata te che l'hai trovata!

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  4. Bel titolo...ma brava sopratutto tu a raccontare...da una semplice sedia hai fatto una storia, mi piacerebbe saper raccontare come fai tu, e sotto sotto c'è anche un pochino d'invidia...fortunato tuo figlio, con una mamma che racconta le storie, e sopratutto con la sedia che magari ha usato suo nonno....molto da essere orgoglioso...
    Un abbraccio virtuale
    Antonella

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  5. Bella! Bella! Bella!

    Semplicemente così com'è.

    Un capolavoro, Lizzy. Io questo post ce lo scriverei sotto, a 'sta sedia, magari inciso con un chiodo anch'esso. Perché ha vissuto una storia bellissima, Lei, La Sedia, che merita di essere ricordata. E chissà quanta storia ancora vivrà...
    baci, polepole

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  6. che soddisfazione vero?? complimenti!!:)valentina

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  7. Ah!
    E sai che lo sto leggendo anch'io "Il giro di vite"?

    ... coincidenze letterarie... a proposito, che ne pensi? Io l'ho appena iniziato e già vivo sul "chi va là"!!! ;-))

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  8. Che bella e di più la resa più bella il racconto che la accompagan.
    mi sembrava di essere li con te a gurdarti mentre levigavi...e mi sembrava di sentire la polvere nel respiro.
    E' da tanto tempo che cerco una sedia così, della misura grande, si perchè della misura piccola, da scuola materna, sono riuscita qualche anno fa ad averne 3 due le ho decorate...non le ho mai pubblicate, forse lo farò e una è ancora grezza...e forse la lascerò così, proprio come l'hai fatta tu, con il suo aspetto antico e pieno di ricordi.
    Un caro saluto
    Roberta

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  9. bella la sedia ma sopratttutto come ci hai ricamato sopra un racconto tanto vero....
    me l'immaginavo anch'io questi bimbi di un tempo con la cartella di legno o uno sago per tenere i quaderni e le urla.... le aste sui quanderni....

    sei mitica, perchè non scrivi un libro???

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