mercoledì 20 maggio 2009

LA FORTUNA E LA PAURA

Dai, accendi la TV, ma guarda che è per poco, un quarto d’ora al massimo, che poi si spenge la luce e si dorme, perché domani mica è sabato, è solo giovedi, purtroppo, e la mattina hai scuola e il pomeriggio allenamenti. E, per favore, vedi di non disfare del tutto questo povero letto, che quando ci sei te, qui, accanto a me, è difficile parlare di “letto” e sarebbe meglio parlare di un aggrovigliato mucchio di lenzuola e coperte. E ora abbracciami, su, mentre io poggio il mento sulla tua testa e ti tengo stretto. Ti guardo, e da come sono messa vedo solo il luccichio degli occhiali un pò storti sul naso (ma a proposito, li porti sempre quando sei alla TV, anche il pomeriggio da nonna, eh?) e sento il profumo dei tuoi capelli lisci (ma sarà poi vero che sei mio figlio, con questi capelli così lisci?). Sento il profumo dei tuoi capelli, dicevo, profumo dello shampoo Garnier all’albicocca. E ti stringo, figlio mio, mentre Bud Spencer molla un ceffone che neanche Uolchertexasrenger ad un tizio vagamente vestito da pirata, mentre fuori, per strada, qualcuno sghignazza forte, forse stanato fuori di casa da un insolito ed insospettabile caldo di maggio. Ti stringo, e so che ho i minuti contati. No, bimbo mio, non nel senso che il quarto d’ora iniziale si è ormai già ridotto a 7 minuti residui, no. Ho i minuti contati perché so che questo lusso sfrenato, questo assoluto e immeritato privilegio di averti tutto per me, abbracciato e assonnato, finalmente quieto tra le mie braccia, lo sguardo fisso allo schermo azzurrino della TV nella penombra della stanza, le gambe ripiegate sotto le coperte già troppo pesanti, non durerà per sempre. No, bimbo mio, non sarà sempre così. Diventerei anche più grande, e uscirai la sera, ti chiuderai nella tua stanza a parlare al telefono, o a lavorare al computer, o a guardartela da solo questa maledetta TV in cui Bud Spencer continua a menare le mani. Lo so, lo so cosa vuoi dirmi, che è esattamente quello che succede da che mondo è mondo, e che la pena che già sento – un formicolio strano, come un liquido denso che cola giù, lungo le pareti dello stomaco – è quella che centinaia e migliaia di generazioni di genitori hanno provato prima di me. Ma, detto tra di noi, non mi consola mica tanto l’idea che quello che sto provando sia già stato provato da altri prima di me; mica mi consola pensare che altre mamme, in questo momento, provano la stessa sensazione di urgenza, di provvisorietà, quella dolcezza estenuante che è già rimpianto, che è già rimorso per non aver passato con te ogni istante della mia vita negli ultimi dieci anni, per non aver condiviso con te ogni respiro, ogni passo, ogni momento della giornata. Che poi chissà se sarebbe stato giusto. Forse no. Anzi, sicuramente no. Ma se avesse potuto aiutarmi a non sentire adesso questo fastidioso formicolio allo stomaco, questo stomachevole senso di perdita e di pericolo, bhè forse sarebbe anche valso la pena. O forse no. Non lo so, bambino mio. So solo che le mie braccia non saranno mai grandi abbastanza per contenere tutto l’amore che provo per te (ti ricordi, come ti dicevo quando eri piccino, e te l’ho pure ricamato su quel cuscino mezzo scucito che tieni sul tuo letto “Fino alle stelle 14 milioni di volte”? si perché solo la distanza tra terra e cielo, per decine di milioni di volte può descrivere quello che provo per te, da sempre). So solo che questo quarto d’ora rubato alle nostre giornate frettolose, questi minuti portati via al mio e al tuo sonno sono istanti importanti, sono un regalo grande che non farò finta di non aver ricevuto; perché non si è mai poveri quando si possiedono istanti (e tra qualche anno il ricordo di questi istanti) così intensi e preziosi. E quindi bimbo mio, lasciami vivere ancora un pochino questo privilegio di averti qui con me, ormai addormentato, con la bocca dischiusa, con le braccia abbandonate nella calma serena del sonno. TI abbraccio più forte, bambino. So che non sarà per sempre. Lo so. Ma adesso si. E dopo ci sarà il ricordo. Sono fortunata, bimbo, ad averti.
Ti tolgo gli occhiali e ti sistemo il cuscino. Spengo la TV e la stanza piomba nel buio, appena rischiarato dalla luce fredda del lampione fuori dalla finestra. Non sarà sempre così. Ma una cosa sappiamo io e te che sarà per sempre, bimbo mio.
Il mio amore.
Incastonato come un diamante prezioso nel velluto della tua vita.
E ora dormi, bimbo, che domani c’è scuola.

1 commento:

  1. l'ho sempre pensato. sei una mamma favolosa. e poco importa che tu di tempo con lui ne risichi pochino: è un tempo grande. è un tempo che lui si porterà nel cuore.

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